LaRecherche.it

« indietro :: torna al testo senza commentare

Scrivi un commento al testo di Massimo Sannelli
Risposte alle domande di Peter Brook (2)

- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato riceverai una e-mail all'indirizzo che devi obbligatoriamente indicare nell'apposito campo sottostante, cliccando su un link apposito, presente all'interno della e-mail, dovrai richiedere/autorizzare la pubblicazione del commento; il quale sarà letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente, potranno passare alcuni giorni. Sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.
Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi e autenticarsi.
Gentili commentatori, è possibile impostare, dal pannello utente, al quale si accede tramite autenticazione, l'opzione di ricezione di una e-mail di avviso, all'indirizzo registrato, quando qualcuno commenta un testo anche da te commentato, tale servizio funziona solo se firmi i tuoi commenti con lo stesso nominativo con cui sei registrato: [ imposta ora ]. Questo messaggio appare se non sei autenticato, è possibile che tu abbia già impostato tale servizio: [ autenticati ]

La recitazione è differente dal normale comportamento?

Ho notato i corsivi, Maestro. Lei voleva mettermi di nuovo in difficoltà. Questo discorso sulla recitazione non si alza dal livello teorico. La recitazione è sempre la recitazione di qualcosa e – nel caso del teatro rappresentativo – è la rappresentazione di un ruolo. Franco Graziosi che interpreta Cotrone (in costumi di scena, in una scenografia, con altri attori, sotto la regia di Strehler) non è Corrado d’Elia che interpreta gli scriti di Strehler (vestito normalmente, da solo, senza scenografia, senza regista all’infuori di d’Elia). Eppure Franco Graziosi e Corrado d’Elia recitano. Il verbo è lo stesso, recitare, ma il fatto è diverso.

La recitazione che fa di Graziosi un Cotrone non è la recitazione che fa di d’Elia uno Strehler. La recitazione di Graziosi è “differente dal normale comportamento”; e – sempre in casa di Strehler – la Ilse di Andrea Jonasson non ha nulla – ma proprio nulla – del “normale comportamento”: sia per come la parte è voluta da Pirandello sia per come la interpreta Jonasson. Voglio dire che la recitazione o si mostra nella casistica – e noi giudicheremo la casistica – o è un’astrazione.

 

Qual’è la differenza tra un attore e un non attore?

Nessuna: sono umani. Ma l’attore è un professionista, il non attore fa un’altra professione. A certi livelli, l’attore – Artaud, Bene – si dissocia dall’umanità. Naturalmente è un modo di dire, come è un modo di dire l’immortalità di Gino De Dominicis.

Eppure.

Eppure le esigenze umane sono superabili. C’è chi pensa di poterlo fare, e nel momento stesso in cui lo sa, deve “cessare di saperlo” (come Martin Eden quando passa a miglior vita), salire al Mistico, tacere, muto e morto, stop, fine.

Di un attore io dico solo: funziona? Va bene. Dà più svantaggi che svantaggi? Perfetto. E poi mi chiedo sempre: quali sono le condizioni? Queste o quelle. Bene. In queste condizioni io chiamo Alvaro Vitali, in quelle chiamerò un altro. A Ninetto Davoli, ad Alvaro Vitali, a Pierluigi Zerbinati, io chiedo solo ciò che possono fare. Mi accontento dei loro limiti e ci faccio il meglio che posso. Possono trasumanare e superare i loro limiti, sotto una regìa carismatica, ma è un sorpasso illusorio: i limiti sono superabili all’interno di una gabbia precisa di possibilità. A me va bene così.

 

Come può un attore, senza alcuna formazione psicologica, comprendere in modo diretto il funzionamento della psiche umana?

Maestro, lei mi mette di nuovo in difficoltà. Prima di tutto, e davvero in principio: non è necessario avere una “formazione psicologica”. In ogni caso, chi è privo di questa formazione, ha comunque una psiche. Metalinguisticamente, autocriticamente, ogni volta che il non-psicologo si interroga su se stesso, fa della psico-logia, cioè un discorso su se stesso, a se stesso. Non vedo il problema.

Io non posso assentarmi dal particolare (e dal particulare, sempre). Va bene? Mi faccia pure un’altra domanda. Mi impegno, vede.

Nessun commento

Leggi l'informativa riguardo al trattamento dei dati personali
(D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 e succ. mod.) »
Acconsento Non acconsento
Se ti autentichi il nominativo e la posta elettronica vengono inseriti in automatico.
Nominativo (obbligatorio):
Posta elettronica (obbligatoria):
Inserendo la tua posta elettronica verrà data la possibilità all'autore del testo commentato di risponderti.

Ogni commento ritenuto offensivo e, in ogni caso, lesivo della dignità dell'autore del testo commentato, a insindacabile giudizio de LaRecherche.it, sarà tolto dalla pubblicazione, senza l'obbligo di questa di darne comunicazione al commentatore. Gli autori possono richiedere che un commento venga rimosso, ma tale richiesta non implica la rimozione del commento, il quale potrà essere anche negativo ma non dovrà entrare nella sfera privata della vita dell'autore, commenti che usano parolacce in modo offensivo saranno tolti dalla pubblicazione. Il Moderatore de LaRecehrche.it controlla i commenti, ma essendo molti qualcuno può sfuggire, si richiede pertanto la collaborazione di tutti per una eventuale segnalazione (moderatore@larecherche.it).
Il tuo indirizzo Ip sarà memorizzato, in caso di utilizzo indebito di questo servizio potrà essere messo a disposizione dell'autorità giudiziaria.